COME SO SE HO UNA DIPENDENZA?

Se la trovi utile, se pensi che abbiamo centrato il punto, condividi questa carta con i tuoi contatti, nei gruppi della Toscana di cui fai parte.
Potresti mettere in contatto con noi qualcuno che ancora non si rende conto di aver bisogno di aiuto.
Se ti sembra di riconoscerti, o riconosci questo comportamento in un tuo amico o familiare, chiamaci.

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Dipendenza da smartphone

Una ricerca condotta negli Stati Uniti d’America su 2.097 proprietari di smartphone ha evidenziato che:
• Il 60% non fa trascorrere un’ora senza controllare lo smartphone almeno una volta;
• I giovani sono più coinvolti (63% degli uomini e il 73% delle donne tra i 18 e i 34 anni);
• Il 54% controlla lo smartphone a letto prima di dormire, appena sveglio e anche nel bel mezzo della notte;
• Il 40% controlla notifiche e aggiornamenti anche in bagno.
Il telefono fa parte della vita quotidiana delle persone, un’alta percentuale lo tiene con sé in orari notturni e in ambienti dove abitualmente si dovrebbe rispettare la privacy del singolo. A volte il legame emotivo con il proprio smartphone è talmente significativo da normalizzare anche comportamenti inappropriati, come dimenticare le buone maniere, violare la Legge e disattendere usi e costumi.
LO SMARTPHONE NON APPORTA SEMPRE BENESSERE
È possibile che l’attenzione si focalizzi sullo smartphone al punto da presentare caratteristiche cliniche e patologiche. Si possono manifestare sintomi comportamentali come il bisogno impellente e sempre maggiore di utilizzare lo smartphone e accedere alla rete, la riduzione dell’interesse per ciò che non è Internet, lo sviluppo off-line di ansia e agitazione come sintomi astinenziali e la necessità di accedere sempre più spesso e per periodi più lunghi cercando di contenere l’ansia per il mancato uso.
Ti riconosci in questa descrizione?
Hai sottovalutato la possibilità di avere una dipendenza da un oggetto e non da una sostanza?
Vuoi saperene di più?
CHIAMACI
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Rapina il negozio di suo genero e spende tutto alle slot machine

Rapina il negozio di suo genero e spende tutto alle slot machine.
Succede oggi a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, a un 57enne che per rapinare il negozio di detersivi del marito della figlia, si procura una pistola finta e la punta alla cassiera dell'esercizio.
I carabinieri lo hanno rintracciato in un centro scommesse, dove stava spendendo la somma intera, 400 euro, alle slot machine.
Del meccanismo per cui il negozio prescelto da quest'uomo, chiaramente affetto da una dipendenza da gioco d'azzardo, sia proprio quello del genero, non sappiamo molto.
Quello che però si evince bene da questa notizia di cronaca è quanto e come il disagio di un componente della famiglia con un problema simile finisca col toccare le vite di tutti quelli che gli sono vicino.
Non aspettare, quindi.
Se credi di avere un problema simile o se hai un amico o un familiare coinvolti in questo meccanismo, faccelo sapere.
Possiamo aiutarti a fare i primi passi per uscire dalla dipendenza e offrirti il supporto di un team di persone qualificate che sapranno ascoltarti ed essere di aiuto.
Il servizio è anonimo e gratuito ed è attivo su tutto il territorio della Toscana.
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La Relazione Annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze 2022

Alla fine del mese di Giugno verrà rilasciata la Relazione Annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze per il 2022, riportante i dati del 2021.
Interessante sarà vedere le variazioni rispetto allo scorso anno e come e la pandemia di Covid-19 abbia avuto ripercussioni sulle dipendenze.
Sarà nostra cura riportare qui tutti gli aggiornamenti del caso.
Per chi non avesse avuto modo di consultare la precedente Relazione vi inviamo il link Dipartimento per le politiche antidroga
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Geoverdose: la mappa della mortalità data da overdose

Nel post fissato in alto in questa pagina abbiamo ricevuto una pioggia di inquietanti commenti che tentano di scagionare la cocaina dalla sua cattiva nomea.
Chi fa raffronti con la cannabis, chi con l'eroina, chi addirittura scomoda gli psicofarmaci.
Ci sembra allora quantomai opportuno fornire un link che è un tentativo di utilizzare la rete internet al servizio della prevenzione da uso di droghe.
Basta inserire i parametri e si conosce in tempo reale quanti sono i morti vittime di quella sostanza.
Di droga, qualsiasi essa sia, si continua a morire
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LA DIPENDENZA CAMBIA IL MODO IN CUI VEDIAMO IL MONDO

Quando una persona sviluppa una dipendenza, la sostanza diventa l’unica cosa che conta.
Questo si riflette anche nel modo in cui i nostri occhi guardano, cercano, controllano, si muovono all’interno del nostro campo visivo. Cresce l’abilità nel trovare ciò che si vuole a tal punto che questo processo sfugge al controllo razionale.
Così i nostri occhi si sentiranno continuamente attratti da una forza “magnetica” che oscura tutto, eccetto quel bicchiere di vino, quel pacchetto di sigarette, quella slot machine, quella persona che sta sull’angolo della strada in disparte.
Come se queste cose fossero continuamente evidenziate da un’insegna che recita “Sono qui, ti aspetto”.
Una vera e propria distorsione della nostra vista.
Tornare a vedere è possibile, se lo si vuole.
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IL CRACK: FUMARE LA COCAINA, PERCHÉ È RITENUTO PIÙ PERICOLOSO DI OGNI ALTRO MODO DI CONSUMARLA

Fumare la cocaina porta il soggetto tossicodipendente ad avere bisogno di un significativo incremento della quantità della sostanza da consumare. Ciò dipende sicuramente dall'assuefazione alla sostanza stessa ma non di meno dal processo di preparazione del crack, "dal cucinarla", per chi usa un linguaggio di strada.
Questo processo prevede la perdita, attraverso processo chimico, del "taglio", quindi di quelle sostanze che vengono usate per allungare la cocaina, che ricordiamo non viene mai venduta pura. Questo passaggio comporta una perdita di oltre l'80% del peso della dose acquistata, che ricordiamo essere compresa tra 0,3 e 0,7 grammi, in quanto rimane solo la cocaina pura.
Questa considerevole perdita di grammatura, che ricordiamo si applica anche al processo di iniezione ma non a quello di inalazione, abbinata all'aumento del craving, cioè al bisogno di assunzione della sostanza, e aggiunta al minor tempo di benessere indotto dalla sostanza, porta, inevitabilmente, la persona ad avere un bisogno maggiore di dosi.
Non è raro incontrare delle persone, con una dipendenza ben strutturata, che hanno un consumo giornaliero di 5 grammi di cocaina ma che possono arrivare, nei casi più estremi, anche a 10 grammi.
Facendo dei conti molto realistici, presi direttamente dalla strada, calcolando il prezzo del "pallino", quindi della dose di cocaina, compresa tra i 30 e 50 euro e la sua grammatura media oscillante tra 0,4 e 0,6 grammi otteniamo che per soddisfare il bisogno, e non andare in astinenza, una persona con un consumo di cocaina di 5 grammi al giorno ha una necessità economica di circa 300-400 euro al giorno.
Chiaramente parliamo di prezzi al dettaglio, come qualunque altro articolo si voglia acquistare, maggiori sono le quantità acquistate minore è il prezzo. Diventa difficile fare un calcolo preciso della spesa mensile di chi fuma la cocaina perché dipende da tante variabili compresa la purezza della sostanza e dagli accordi "ad personam" che esistono tra venditore e acquirente ma quello che possiamo dire con estrema certezza è che servono migliaia di euro al mese per finanziare questa dipendenza.
Questa quantità di denaro è praticamente impossibile da reperire solo ed esclusivamente attraverso l'attività lavorativa, che molto spesso è sensibilmente, per non dire irrimediabilmente, compromessa dalla dipendenza.
Quindi dopo aver prosciugato le proprie risorse finanziarie il dipendente passa a chiedere in prestito soldi a parenti e amici fino al furto dalla casa di famiglia di qualsivoglia oggetto di valore, contante compreso, da rivendere ai vari ricettatori.
Una volta che attorno a sé si è fatto completamente terra bruciata e nessuno è più disposto a dargli una mano, il tossicodipendente (specialmente a chi dipende dalla cocaina che come molti studi dimostrano ha una forte influenza sull'aumento dell'aggressività del soggetto) si trova "costretto" a delinquere per procacciarsi il denaro per comprare la sostanza di cui ha disperatamente bisogno.
Ciò comporta principalmente reati riconducibili a furti e rapine sia a singoli individui sia ad attività commerciali. L'aumento dell'aggressività abbinato al desiderio incontrollabile di assunzione della sostanza, la perdita totale di freni inibitori e in molto casi la seria compromissione del quadro psichico, con l'insorgere di deliri paranoidei gravi può portare la persona ha commettere gravi reati che possono arrivare fino all'omicidio allo scopo di rapina.
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Asia Argento festeggia un anno trascorso da sobria

Tutti i nostri complimenti per la tenacia e per la costanza a Asia Argento, icona per anni di trasgressione e sregolatezza, che ha scelto per sé stessa e per chi le vive accanto, la strada più difficile ma che alla lunga ripaga di più.
Affrancarsi dalle dipendenze significa ricominciare una vita e darsi l'occasione per una ripartenza.
Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei, diceva Jodorowsky.
Queste il post uscito sulla pagina FB del Corriere della Sera
Asia Argento ha festeggiato un anno trascorso sobria e ha deciso di condividere questo suo traguardo con un post sui suoi social. L’attrice ha scritto: «Oggi compio un anno di sobrietà. Per chi mi conosce, chi ha letto il mio libro, o semplicemente mi ha seguita in questi 37 anni di carriera e vita pubblica, sa che fin da quando ero una ragazzina ho cercato di colmare un vuoto innato dentro di me, fatto di paure, ego, e difetti di carattere, con l’abuso di droga prima, ed alcol poi. Ho provato ad annegare i dispiaceri nell’oblio ma dopo un po’ hanno imparato a galleggiare. I miei ansiolitici sono diventati dei depressivi».
Argento ha poi spiegato che la conquista della sobrietà non è per lei un fatto inedito: «Ero già stata sobria dal 2013 al 2016, ma poi ho avuto una ricaduta che è durata 5 anni in cui ho veramente toccato il fondo, in tutti sensi ma soprattutto spiritualmente. Un anno e mezzo fa, dopo la sofferenza per la perdita di mia madre, ho iniziato a praticare il buddismo di Nichiren Daishonin ed il mio karma ha iniziato a trasformarsi, così come i miei pensieri, azioni e parole. Ho ritrovato il desiderio di smettere di farmi del male, di espandere la mia coscienza. Con l’aiuto del programma di recupero di AA ho trovato la serenità, dei nuovi scopi ed obiettivi, un giorno alla volta. Mi auguro che questo “coming-out” possa aiutare ed incoraggiare altri dipendenti che soffrono ancora. C’è una soluzione, se ne può uscire! Provo una gratitudine immensa, e ringrazio gli amici che percorrono con me la strada che porta verso la luce». 👉 Leggi l'articolo completo sul sito del @corriere (📸 Instagram: @asiaargento)
Se vivi in Toscana e anche tu vuoi fare il primo passo o suggerirlo a un amico o a un familiare, chiamaci
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L’orrore a cui può portare una tossicodipendenza

In queste ore sono in corso delle indagini su un sospettato per duplice omicidio. Le parole adoperate da Corriere della Sera che ha raccolto testimonianze sull'indiziato sono
"notorio schiavo della droga, delle risse per motivi banali, delle slot-machine nei bar" e "di reati per procurarsi i soldi delle dosi".
Al momento non ci sono elementi certi per accusarlo né per assolverlo, ma lo stigma del tossicodipendente è ben chiaro: una persona con una dipendenza da droga dichiarata dal 2016, per procurarsi una dose è capace di tutto.
Fermarsi prima, evitare che tutto degeneri per paura di affrontarlo, è un atto di grande coraggio e ha bisogno di essere accolto.
In Toscana ci siamo noi, possiamo supportarti e guidarti verso l'uscita dalla dipendenza.
Qui l'articolo completo > https://bit.ly/3zPQQyK
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Storie di dipendenza dall’alcol

𝙎𝙚 𝙥𝙧𝙚𝙣𝙙𝙞 𝙞𝙣 𝙢𝙖𝙣𝙤 𝙡𝙖 𝙩𝙪𝙖 𝙙𝙚𝙗𝙤𝙡𝙚𝙯𝙯𝙖, 𝙨𝙚 𝙙𝙚𝙘𝙞𝙙𝙞 𝙙𝙞 𝙖𝙛𝙛𝙧𝙤𝙣𝙩𝙖𝙧𝙡𝙖 𝙚 𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚𝙧𝙡𝙖 𝙪𝙣 𝙤𝙜𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙫𝙞𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚, 𝙙𝙞𝙘𝙞𝙗𝙞𝙡𝙚, 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚, è 𝙖𝙡𝙡𝙤𝙧𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙖 𝙙𝙞𝙥𝙚𝙣𝙙𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙥𝙪𝙤𝙞 𝙨𝙥𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙨𝙘𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙧𝙡𝙖 𝙥𝙚𝙧 𝙙𝙖𝙫𝙫𝙚𝙧𝙤

(La scrittrice Lisa Ginzburg parla delle dipendenze e di ciascuno di noi - dalla Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 4 Giugno)

Giorni fa mi è successo di ascoltare un alcolista anonimo raccontare la sua storia. Accadeva nell’ambito di un progetto pilota di cui faccio parte, un Laboratorio condotto durante l’ultimo anno sul tema delle dipendenze con un gruppo di ragazzi di un Liceo alle porte di Roma, coordinato dalla ASL e cui ho avuto l’onore di partecipare in qualità di scrittrice e consulente letterario. Così, insieme a ragazze e ragazzi sedicenni e diciassettenni ho ascoltato il racconto di un uomo reduce da più di trent’anni di schiavitù dall’alcol.

Qualcuno che ha trovato la forza non soltanto di sottrarsi a una dinamica di dipendenza coercitiva: anche, quella di raccontare in pubblico il suo itinerario, gli antefatti, l’aumentare dell’attaccamento al bere, l’apice della dipendenza, la fase più disastrosa per sé e per gli altri, il lungo, lunghissimo cammino per affrancarsi da quella pericolosissima schiavitù.

C’era un gran silenzio mentre stavamo ad ascoltarlo, l’uomo aveva occhi profondi e buii, occhi che si capiva hanno guardato e penetrato abissi di distruttività, rimorsi, e vissuto tanta, tantissima solitudine.

[…]

L’alcolista anonimo ascoltato l’altro giorno trasmetteva quel qualcosa di molto speciale che è la forza della vulnerabilità. Se prendi in mano la tua debolezza, se decidi di affrontarla e renderla un oggetto visibile, dicibile, superabile, è allora che la dipendenza puoi sperare di scardinarla per davvero.

Questa la grande lezione che quell’uomo ci ha dato l’altro giorno. Una lezione di affrancamento e di libertà. Per giorni ho ricordato i suoi occhi buii, la forza assertiva della sua debolezza, il coraggio del suo mettersi in gioco. Volgendo lo sguardo a una dimensione più ampia, mi sono chiesta quanti di noi sono impigliati in reti di dipendenza e non se ne accorgono.

Quanti di noi credono di guardare le cose in modo limpido, pensandosi liberi, e quanti invece pur di restare a galla si tuffano di più ancora nelle loro impalpabili, pervasive dipendenze.

Cammini di autonomia sono così necessari: così giusto cercarli, batterne di nuovi e percorrerli sino alla fine. Cominciare a riflettere sulle nostre dipendenze è un primo passo verso una realtà meno contratta, costretta, coercitiva.

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